“Choke”: il senso profondo della sindrome del supereroe

Per chiunque non abbia letto questo libro, credo che davvero si sia perso uno dei migliori capolavori di Chuck Palahniuk(si lo stesso di Fight Club).
Il libro in sè ha la stessa struttura psichedelica di tutti i romanzi di Palahniuk con temi comuni e cari all’autore. E come sempre ricco di spunti di riflessione per chi li sa cogliere. Ma non sono qua a fare una review sul libro. Se vi interessa leggetelo.
Il punto è che in questi giorni mi è tornato in mente. E ne ho capito un punto chiave di cui non riuscivo a darmi una spiegazione.
Il “quasi” dottore Victor Mancini nel romanzo per tirare a campare finge di soffocare al ristorante. Trovando sempre un “supereroe volontario” che lo “salva”. Tra Mancini e il suo “Salvatore” si instaura un rapporto di coodipendenza che non ho mai avuto chiaro. Fino ad ora. Perchè diavolo è la persona che salva quella che si sente in debito con il salvato? Non dovrebbe essere l’opposto?

Quando salvi qualcuno ti senti importante, un supereroe. Questa sensazione è pura adrenalina.  Pura adrenalina. E come si sa, l’adrenalina crea dipendenza. E non ti accontenti di salvare quella persona una volta. Ma vuoi salvarla per sempre. Per sentirti importante. Per sentirti un supereroe ogni giorno. Pensi che il Karma te ne debba una, o due… E giri fiero con la tua stella appuntata sul petto per ricordare che la vita te ne deve una. La vita non ti deve un cazzo.
Tu fai del bene. Punto. Non è detto che ricevi bene. La sola cosa certa è la sensazione che ti genera. E la dipendenza da quella sensazione ti spinge a fare altro bene. fino a qua ottimo. Fino a quando quel bene non si trasforma in frustrazione e delusione. Quando capisci che la vita non ti deve un cazzo. E questo atteggiamento malato ti sta solo togliendo soldi tempo e non ti sta dando in cambio nulla. e anche quella bella sensazione che provavi all’inizio finisce.
In Soffocare , Mancini stesso si presta ad un gioco di ruolo catartico per fare stare meglio una paziente dell’ospedale psichiatrico dove è ricoverata la madre. E in lui subito si genera questo meccanismo di frustrazione e dolore che bypassa persino la parte piacevole del processo in cui si sarebbe dovuto sentire un eroe. Prima o poi in ogni caso il meccanismo si rompe.

Quando ti accorgi che stai solo alimentando un meccanismo perverso e autodistruttivo che frustra piu che darti sollievo(e questo è dovuto al fatto che nessuno, ma proprio nessuno fa le cose per un puro spirito di liberalità, ma tutti ci aspettiamo qualcosa in cambio. In questa vita o con la promessa di una posteriore), allora tagli i fondi, chiudi i rubinetti dell’elargire e ti aspetti che cmq si mantenga il rispetto e la gratitudine per quello che hai dato. Ti sbagli. Perchè mentre il processo di dare ha un limite, non ce l’ha il processo di ricevere. E le belle abitudini sono qualcosa che si prende facilmente. Quindi non aspettiamoci gratitudine per il passato. Ma solo un vaffanculo per il presente in cui non siete piu disposti a dare.

Vi sembra ingiusto? anche a me. Ma è la vita. e come dicevo prima….la vita non vi deve un cazzo.


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